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Visualizzazione dei post da febbraio, 2018

TRE DISCUSSIONI SU FB, TRE ESEMPI: LA SCUOLA, IL LINGUAGGIO, UNA FAKE NEWS

La nostra vita nella rete: così noi umani stiamo mutando ALBERTO ABRUZZESE Grazie ad alcuni episodi salienti, chi in questi giorni abbia navigato in rete ha sicuramente avuto la prova di quanto l’ambiente umano - pur così trasformato ovvero passato al di là della propria forma abituale - incontri ancora non poche difficoltà nell’interpretare la progressiva trasmutazione dei valori in gioco nel qui e ora del nostro futuro. Dunque nel dare un senso alla progressiva smaterializzazione che – definita falsificazione dai più affetti di ideologia – iniziò a farsi manifesta con la fotografia e infine è oggi culminata nei linguaggi digitali. Nel nostro farci mondo digitale: intricato mondo di reti che generano sempre altre reti e i nuovi loro nodi. Provo a fare qualche esempio ( e in futuro cercherò di continuare a farlo trasferendo sulle pagine di questo giornale la mia personale esperienza dentro Facebook). Innanzi tutto una considerazione preliminare: affermando di volere ragiona

Custodire - Renzo Rubino - Testo

Tu ridotta una bambina Io tradotto in un bastardo Noi non siamo mai stanchi nell’odiarci Come abbiamo fatto ad essere qui Pronti ad azzuffarci Se prima era una corsa per amarci Puoi custodire l’affetto nell’insolenza Non fare così Abbracciami dai Arrabbiati poi Tu vestita d’innocenza Io carisma usato male Non poteva che sbocciare un cardo viola Come abbiamo fatto a esistere Senza mai resistere Troppo giovani per invecchiare insieme Puoi custodire l’affetto nell’insolenza Non fare così Abbracciami dai Arrabbiati poi Per una volta parlatevi E fatelo pianissimo Per una volta slegatevi Lasciando qualcosa di buono un imprevisto Gettando tutto il resto Puoi custodire l’affetto nell’insolenza Non fare così Abbracciami dai Arrabbiati poi Può sopravvivere affetto in questa stanza O lontano da noi Proviamoci dai Come non abbiamo fatto mai

Quegli intellettuali vigliacchi che non si ribellarono all’antisemitismo

LANFRANCO CAMINITI Tanti tanti anni fa – stavo lavorando alla mia tesi di laurea sulla Sicilia dal 1943 al ’ 45, l’indipendentismo e quella roba lì – inciampai in un riferimento che mi straniò non poco: Finocchiaro Aprile, il leader indiscusso del Movimento indipendentista siciliano, scriveva al duce, lamentando che nonostante le leggi razziali quel tal professore, ebreo certificato, fosse ancora al proprio posto; e chiedeva perciò, vibratamente, che le cose venissero sanate, e quella cattedra venisse a lui assegnata, a lui che, come ogni documento poteva attestare, di pura razza italica era impastato. Mi chiedevo come fosse possibile una tal bassezza – Finocchiaro Aprile, che dallo sbarco degli alleati era stato il più “americano” degli antifascisti siciliani e il più antifascista degli “americani” siciliani. Fosse stato il bisogno – che ci fa commettere anche le azioni più terribili – avrei forse potuto capire; ma non poteva essere certo questa la motivazione per Finocchiaro Aprile,