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Visualizzazione dei post da maggio, 2018

DA CLASSE DIRIGENTE A CASTA: MA NON POSSIAMO FARNE A MENO

Via | http://ildubbiopush.ita.newsmemory.com/?token=041acd79fce56edb955ff54cae7da361_5b0f21df_2fe1_133ee33&selDate=20180531&promo=push&utm_medium=Email&utm_campaign=ildubbio-E-Editions&utm_source=ildubbio&utm_content=Read-Button Il crollo e le colpe delle odia ate élite ANGIOLO BANDINELLI Perché? Da dove nasce, dove ci porterà, cosa ci promette - o ci minaccia - la crisi delle élite che sta devastando in primo luogo quell’Occidente fino a ieri orgoglioso delle sue, rispettabili ed amate, spesso dalle radici secolari e oggi invece disprezzate, odiate, disarcionate dai monumenti in marmo o bronzo che erano stati eretti in loro onore ad ogni angolo di strada? E in Italia, dove la crisi appare nelle forme più gravi e corrosive, cosa dovremo aspettarci? Non c’è tema oggi così in voga, ma anche così frainteso, come il tema delle élite. Sembrava pacifico che delle élite, in primo luogo le élite per eccellenza - le élite occidentali dei grandi paesi sviluppati

LA CRITICA LETTERARIA AL TEMPO DEI SOCIAL E DEGLI INFLUENCER

Cultura delle élite e cultura di massa, l’equivoco populista GILDA POLICASTRO Il linguaggio della critica letteraria è, nel sentimento comune, settario, antidemocratico, autorefenziale ( mentre la critica, intesa come ermeneutica, è semmai un dialogo fra l’interprete, il testo e gli altri suoi lettori). La comunicazione, nelle forme più varie della divulgazione, sarebbe invece ciò che avvicina le opere d’arte alle masse, al pubblico. Questa contrapposizione ne porta con sé o forse discende, deriva da una contrapposizione ancora più antica: quella tra cultura alta e Masscult, secondo la categoria introdotta da Dwight Macdonald all’inizio degli anni Sessanta. Masscult che, a differenza della cultura genuinamente popolare, non nascerebbe in una zona protetta dallo sguardo e dal controllo dei signori, ma verrebbe calato dall’alto sulle masse, considerate un unicum indifferenziato e privo ( o deprivato) di qualunque istanza di diversità e individuazione. Possiamo ripensare alla catego

ENZO TORTORA MORIVA IL 18 MAGGIO 1988

TRENT’ANNI FA, IL18 MAGGIO, MORIVA IL GIORNALISTA, STRONCATO DA UN TUMORE DOPO AVER SUBITO ANNI DI PERSECUZIONE GIUDIZIARIA E MEDIATICA, VOLONTARIA E IN MALAFEDE La pagina più nera per il giornalismo e la magistratura VALTER VECELLIO Riavvolgere il nastro del ricordo, perché il caso Tortora non scolorisca nella memoria collettiva e individuale; e perché tanti sono quelli che possiamo definire “gli eroi della sesta giornata”: coloro che ora si “esibiscono” nel tentativo di accaparrarsi dei meriti che non hanno, ben altro è stato a suo tempo il comportamento tenuto; ben altre le posizioni assunte. Il 18 maggio 1988 Enzo Tortora ci lasciava, stroncato da un tumore, conseguenza – si può fondatamente ritenere – anche del lungo e ingiusto calvario patito. Anni dopo, Carlo Verdelli ( non l’ho mai fatto, me ne dolgo, lo ringrazio ora), su “ Repubblica”, scrive: “ Non fosse stato per i radicali ( da Pannella a Bonino, da Giuseppe Rippa a Valter Vecellio) che lo elessero simbolo della

LA OPEN SOCIETY FOUNDATION AVRÀ SEDE A BERLINO

La vittoria di Orban: la fondazione Soros lascia l’Ungheria ALESSANDRO FIORONI Alla fine è arrivata la decisione che era già nell’aria da tempo, la Open society foundation (Osf) si ritira dall’Ungheria. L’annuncio è arrivato da New York, sede dell’organizzazione, attraverso le parole dell’addetto stampa Daniel Makonnen: «di fronte a un contesto politico e giuridico sempre più repressivo in Ungheria, l’Osf sposta le sue operazioni e il suo personale internazionale con sede a Budapest nella capitale tedesca, Berlino». La rete internazionale, finanziata e creata dal miliardario magiaro- americano George Soros, che sostiene in tutto il mondo innumerevoli attività a favore dei diritti umani, lascia dunque Budapest a seguito della violenta campagna scatenata dal premier e fresco vincitore delle elezione Viktor Orban. L’abbandono da parte di Open society è l’ultima tappa di un percorso intrapreso nel febbraio scorso, quando il governo ungherese guidato dalla formazione nazionalista

IL 5 MAGGIO DI 200 ANNI FA NASCEVA IL GRANDE FILOSOFO TEDESCO

Senza Marx siamo gattini ciechi. FAUSTO BERTINOTTI Uno spettro si aggira per l’Europa. Se non è lo spettro del comunismo, come suggeriva Il Manifesto del Partito comunista, lo è però il suo autore. Marx dopo Marx. Non è questa l’occasione per una riflessione su Marx e i marxismi tra teoria e storia. Ma qualsiasi pensiero sul grande vecchio non può che partire da una constatazione gigantesca. Un intero secolo, il 900, è stato caratterizzato da ciò che Louis Althusser ha chiamato “l’unione del movimento operaio e della teoria marxista”, “la fusione” secondo Lenin. Se ci sono tanti Marx in uno, quell’uno, allora, può essere definito il teorico della Rivoluzione. Credo si possa dire che il suo stesso lavoro teorico di critica della società fondata sulla generalizzazione della produzione per il mercato è preparatoria alla messa in evidenza, in essa, del suo becchino ed erede, il proletariato. La critica di Marx al modo di produzione capitalistico, al cui centro c’è lo sfruttamento e l’ali