La vittoria di Orban: la fondazione Soros lascia l’Ungheria
ALESSANDRO FIORONI
Alla fine è arrivata la decisione che era già nell’aria da tempo, la Open society foundation (Osf) si ritira dall’Ungheria. L’annuncio è arrivato da New York, sede dell’organizzazione, attraverso le parole dell’addetto stampa Daniel Makonnen: «di fronte a un contesto politico e giuridico sempre più repressivo in Ungheria, l’Osf sposta le sue operazioni e il suo personale internazionale con sede a Budapest nella capitale tedesca, Berlino».
La rete internazionale, finanziata e creata dal miliardario magiaro- americano George Soros, che sostiene in tutto il mondo innumerevoli attività a favore dei diritti umani, lascia dunque Budapest a seguito della violenta campagna scatenata dal premier e fresco vincitore delle elezione Viktor Orban.
L’abbandono da parte di Open society è l’ultima tappa di un percorso intrapreso nel febbraio scorso, quando il governo ungherese guidato dalla formazione nazionalista Fidesz, aveva presentato in Parlamento un pacchetto di misure per colpire le organizzazioni non governative impegnate nell’aiuto ai migranti. L’insieme dei provvedimenti portava un titolo inequivocabile: «Stop Soros».
Anche ieri erano risuonati i proclami di Antal Rogan, ministro e dirigente vicinissimo ad Orban. L’esponente di Fidesz ha ribadito che c’era «abbiamo bisogno di una legge sulle Ong e sulle attività di Soros ancora piú dura di quella il cui testo è pressochè pronto».
Nel concreto le misure anti Ong sono severissime. Innanzitutto una tassazione del 25% per i finanziamenti che arrivano dall’estero in quanto alcune Ong vengono considerate alla stregua di “agenti stranieri”. Inoltre le organizzazioni umanitarie dovranno chiedere il permesso, per svolgere le pro- prie attività, ad un tribunale di zona che si riserva di decidere in maniera positiva o negativa.
Ma il provvedimento probabilmente più pericoloso, è quello relativo all’istituzione di una zona per la detenzione di immigrati senza permesso. Questo luogo si troverebbe a 8 km dal confine ungherese. Orban ha giustificato queste misure draconiane con ragioni di sicurezza nazionale.
Anche la recente e vincente campagna elettorale, è stata giocata da Orban sul pericolo costituito da Soros, che sarebbe a capo di un’operazione mirante ad invadere l’Ungheria e l’Europa con centinaia di migliaia di immigrati islamici.
Patrick Gaspard, presidente di Open society, ha comunque dichiarato che l’organizzazione «pur avendo deciso di chiudere la sede di Budapest, continuerà ad appoggiare ong e società civile in Ungheria nei campi della cultura, della libertà dei media, della lotta per la trasparenza, e nell ´ impegno delle ong a favore dell´istruzione e dell'assistenza sanitaria, specie dei ceti socialmente meno favoriti e dei migranti» .
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