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Brexit si avvicina e Londra si prepara per l’Armageddon
VALERIO SOFIA
Apocalisse in vista per la Gran Bretagna? Cosa succederà davvero con la Brexit è sempre più un grande punto interrogativo che angoscia molti, ma seppure le conseguenze non sono ancor chiare, è sempre più evidente a tutti un divorzio non porta mai a qualcosa di buono né passa indenne senza lasciare ferite. Prima del referendum i nemici della Brexit parlavano di apocalisse, di disastri economici e sociali per la Gran Bretagna, ma erano tacciati di esagerazione e di propaganda.
I primi effetti economici dopo il referendum non sono stati ancora traumatici e parevano dar ragione a chi non la vedeva tanto fosca.
Poi però i vincitori della Brexit, a partire dal nazionalista Nicholas Farage, hanno ammesso di aver nascosto qualche problema e poi si sono defilati dalla politica, e forse neanche loro credevano davvero che avrebbe vinto il leave. Ora infatti spunta di nuovo l’orizzonte peggiore: non perché sia cambiato qualcosa ma perché secondo alcune fonti sarebbe trapelato un rapporto segreto per la premier Theresa May e per il ministro per la Brexit David Davis nel quale si dipinge una realtà da incubo. Lo studio delle conseguenze di una rottura traumatica è stato preparato da funzionari dei ministeri della Brexit, della Sanità e dei Trasporti. Addirittura le con-opo seguenze non sarebbero di carattere finanziario nel medio lungo termine, ma ci sarebbe un vero e proprio choc esplosivo in pochissimi giorni. Se il prossimo 29 marzo la Gran Bretagna dovesse uscire senza accordo dall’Unione europea ( e quindi dal mercato unico), in quindici giorni il Paese si potrebbe trovare ad affrontare una carenza di medicine, di carburante e di cibo.
Nello scenario intermedio ( ne sono stati preparati tre, dal più mite a quello chiamato Armageddon), il porto di Dover finirebbe in collasso già il primo giorno. I supermercati delle zone periferiche come Cornovaglia e Scozia finirebbero il cibo entro un paio di giorni e gli ospedali esaurirebbero i medicinali entro due settimane. Alla fine della seconda settimana anche la benzina sarebbe terminata. Il governo a sua volta avrebbe preparato misure di emergenza per rispondere alla catastrofe, tra le quali la necessità di portare per via aerea cibo e medicine nelle zone più remote, utilizzando anche i velivoli della Raf, la centenaria aviazione militare. Le fonti che hanno rivelato tutto questo alla stampa britannica ( in particolare al Sunday Times) non hanno neanche specificato quale possa essere lo scenario ulteriormente peggiore, quello più catastrofico.
Da Downing Street una smentita a metà: «Sappiamo che nulla di tutto ciò accadrà, siamo sempre stati chiari che stiamo pianificando tutti gli scenari e saremo pienamente preparati», ha affermato il portavoce della Primo ministro. «Siamo ugualmente chiari sul fatto che stiamo lavorando per un accordo perché è nell’interesse di entrambe le parti». Difficile non pensare che la rivelazione che qualcuno ha voluto far trapelare giochi un ruolo sulla scena politica britannica. Di recente è sempre più forte nelle isole lo scontro tra coloro che propugnano un secondo referendum per recedere dalla Brexit e invece i duri e puri che che fanno pressione perché uscire senza accordo, criticando quindi l’approccio soft di May. E la fuoriuscita di notizie catastrofiche potrebbe essere letta anche come una sorta di avviso ai più duri. Ma al contempo gli europeisti come i liberali ne approfittano per ribadire che il governo stia guidando la Gran Bretagna verso il disastro, e il peggio sarebbe – a loro dire – che ne è pure consapevole.
Brexit si avvicina e Londra si prepara per l’Armageddon
VALERIO SOFIA
Apocalisse in vista per la Gran Bretagna? Cosa succederà davvero con la Brexit è sempre più un grande punto interrogativo che angoscia molti, ma seppure le conseguenze non sono ancor chiare, è sempre più evidente a tutti un divorzio non porta mai a qualcosa di buono né passa indenne senza lasciare ferite. Prima del referendum i nemici della Brexit parlavano di apocalisse, di disastri economici e sociali per la Gran Bretagna, ma erano tacciati di esagerazione e di propaganda.
I primi effetti economici dopo il referendum non sono stati ancora traumatici e parevano dar ragione a chi non la vedeva tanto fosca.
Poi però i vincitori della Brexit, a partire dal nazionalista Nicholas Farage, hanno ammesso di aver nascosto qualche problema e poi si sono defilati dalla politica, e forse neanche loro credevano davvero che avrebbe vinto il leave. Ora infatti spunta di nuovo l’orizzonte peggiore: non perché sia cambiato qualcosa ma perché secondo alcune fonti sarebbe trapelato un rapporto segreto per la premier Theresa May e per il ministro per la Brexit David Davis nel quale si dipinge una realtà da incubo. Lo studio delle conseguenze di una rottura traumatica è stato preparato da funzionari dei ministeri della Brexit, della Sanità e dei Trasporti. Addirittura le con-opo seguenze non sarebbero di carattere finanziario nel medio lungo termine, ma ci sarebbe un vero e proprio choc esplosivo in pochissimi giorni. Se il prossimo 29 marzo la Gran Bretagna dovesse uscire senza accordo dall’Unione europea ( e quindi dal mercato unico), in quindici giorni il Paese si potrebbe trovare ad affrontare una carenza di medicine, di carburante e di cibo.
Nello scenario intermedio ( ne sono stati preparati tre, dal più mite a quello chiamato Armageddon), il porto di Dover finirebbe in collasso già il primo giorno. I supermercati delle zone periferiche come Cornovaglia e Scozia finirebbero il cibo entro un paio di giorni e gli ospedali esaurirebbero i medicinali entro due settimane. Alla fine della seconda settimana anche la benzina sarebbe terminata. Il governo a sua volta avrebbe preparato misure di emergenza per rispondere alla catastrofe, tra le quali la necessità di portare per via aerea cibo e medicine nelle zone più remote, utilizzando anche i velivoli della Raf, la centenaria aviazione militare. Le fonti che hanno rivelato tutto questo alla stampa britannica ( in particolare al Sunday Times) non hanno neanche specificato quale possa essere lo scenario ulteriormente peggiore, quello più catastrofico.
Da Downing Street una smentita a metà: «Sappiamo che nulla di tutto ciò accadrà, siamo sempre stati chiari che stiamo pianificando tutti gli scenari e saremo pienamente preparati», ha affermato il portavoce della Primo ministro. «Siamo ugualmente chiari sul fatto che stiamo lavorando per un accordo perché è nell’interesse di entrambe le parti». Difficile non pensare che la rivelazione che qualcuno ha voluto far trapelare giochi un ruolo sulla scena politica britannica. Di recente è sempre più forte nelle isole lo scontro tra coloro che propugnano un secondo referendum per recedere dalla Brexit e invece i duri e puri che che fanno pressione perché uscire senza accordo, criticando quindi l’approccio soft di May. E la fuoriuscita di notizie catastrofiche potrebbe essere letta anche come una sorta di avviso ai più duri. Ma al contempo gli europeisti come i liberali ne approfittano per ribadire che il governo stia guidando la Gran Bretagna verso il disastro, e il peggio sarebbe – a loro dire – che ne è pure consapevole.
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